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Creativity

Meme marketing: da forma d’arte contemporanea a potente strumento di comunicazione

Diciamolo con franchezza e tanta onesta intellettuale: ma come facevamo a vivere senza? Se pensiamo alle grandi rivoluzioni dell’era contemporanea,( navigatore satellitare, social network, missili che volano nello spazio e tornano indietro giusto per citarne alcuni) tutto impallidisce di fronte a questo nuovo tipo di comunicazione, sempre uguale, eppure sempre diversa e sempre divertente. Il meme marketing ha la capacità proprio di attirare l’interesse degli utenti ed empatizzare con essi.

Leonardo Di Caprio col bicchiere in mano, Giovanni Storti che dice che si sta ribaltando la situazione, Batman che tira uno schiaffone a Robin. Li avete già visti vero? Sono solo alcuni dei più celebri meme che girano sul web e sui social network. Cambia la didascalia, cambia il testo dell’immagine, ma la base resta sempre quella. Ed è sempre divertente ed attuale. Questo tipo di contenuti ha in fretta generato un nuovo modo di approcciarsi al pubblico e il meme marketing viene utilizzato sempre di più anche dai grandi brand

I meme, scriverlo appare un’assurdità, hanno cambiato il mondo della comunicazione. Si utilizzano sui gruppi e sulle pagine per attirare attenzione,  comunicare qualcosa e navigare un trend. E nelle conversazioni tra amici molto spesso si sente dire <<oh hai visto il meme di…>>.

Ma una forma di espressione così impattante non poteva certo passare inosservata agli uffici marketing e agli addetti alla comunicazione. Ed è così che è prepotentemente entrata nel solco della comunicazione aziendale, anche quella dei grandi brand internazionali.

La potenza e la forza del meme marketing risiede nella sua capacità di attirare l’attenzione degli utenti. Sappiamo benissimo oramai che i social netowrk sono un posto ogni giorno più frenetico, in cui gli utenti “swipano” costantemente e sempre più velocemente. Ma su un meme ci si sofferma maggiormente.

Si dividono in due gruppi: quelli virali, già noti, e quelli creati ex novo, destinati a diventare virali. In quest’ultima categoria alcuni esempi noti sono Taffo Funeral Services e Durex: entrambi hanno impostato una strategia comunicativa per certi versi dissacrante e provocatoria ed hanno creato meme che hanno fatto il giro della penisola in contesti sempre differenti, ma con un punto in comune: il logo sempre ben in vista.

Quelli già virali invece, anche se non brillano per inventiva rimangono sempre freschi  ed attuali e da anni vengono continuamente riproposti in situazioni sempre diverse, legate a vicende o personaggi anche distanti tra loro. In questo caso, la forza dei meme risiede nella capacità di adattamento di un messaggio ad un contesto famigliare agli utenti a cui appare, che saranno più propensi a soffermarsi sul post.

tra neuro marketing e emotional marketing
Marketing

Tra neuro marketing ed emotional marketing per non urtare il sentiment

Chi scrive questo articolo sa di aver perso metà dei suoi potenziali lettori inserendo nel titolo una sequela di inglesismi, apparentemente senza soluzione di continuità. Ma spera allo stesso tempo di agganciare una platea, magari inferiore, ma potenzialmente più interessata ed informata sui fatti. È una questione di “sentiment”. Ed è ciò che i marketer cercando di stimolare e di influenzare, tra neuro marketing ed emotional marketing.

Presentare servizi, promozioni, prodotti o eventi non è una scienza esatta, ma prevede piuttosto un approccio multidisciplinare che racchiude al suo interno comunicazione e marketing, ma anche le neuroscienze. I processi di acquisto e le abitudini dei consumatori infatti, vengono sempre più analizzati alla luce dello studio dei processi irrazionali e delle emozioni in grado di influenzare e stimolare gli acquisti. È un campo fluido in cui ci si bisogna operare con la giusta dose di moderazione tra neuro marketing ed emotional marketng.

Il primo è appunto un approccio che intende applicare le regole delle neuroscienze al mercato. Studia in buona sostanza le risposte inconsce durante un processo decisionale. Grazie all’analisi dei processi inconsapevoli della mente dei consumatori, si sviluppa una comunicazione in grado di scatenare emozioni inconsce, attraverso i 5 sensi. È utile per capire non solo come incidere sul mercato, ma anche come scatenare reazioni positive in grado di fidelizzare la propria platea.   

Collegato a questo approccio, ma non del tutto coincidente, trova spazio l’emotional marketing, ovvero quella serie di pratiche volte a stimolare le reazioni emotive dei consumatori. Saper applicare questa strategia permette di influenzare i processi di acquisto e, più in generale, di ottenere ottimi risultati in termini di reputazione e notorietà di un marchio. Il marketing emozionale non riguarda solo i processi inconsci, ma prende in considerazione anche quello spettro di reazioni emotive in grado di stimolare, o frenare, l’impulso all’acquisto: fiducia, paura, valore, senso di colpa, senso di appartenenza, voglia di essere integrati e alla moda, competizione, fretta e tante altre inclinazioni ci portano a scegliere cosa indossare, cosa mangiare e così via. Sfruttare le emozioni per comunicazioni e strategie promozionale consente molto spesso di “svecchiare” un brand o, magari, di rispondere e reagire correttamente a inflessioni e inversioni del mercato.

Insomma non è semplice destreggiarsi tra neuro marketing ed emotional marketing, ma quel che conta davvero è non urtare mai il brand sentiment. La percezione che gli acquirenti, o i potenziali tali, hanno di un determinato marchio, influisce sulla scelta dell’acquisto dal primo istante.